Home

L'autore

Il sito

Porto Santo Stefano da ricordare

Buongiorno!

La Croce dell'Argentario

 

Prima c'era soltanto lei.

Uscendo da Orbetello e incamminandosi sulla diga i nostri babbi, quand'erano ragazzi, se la trovavano subito davanti, in cima al monte, quasi a voler dire "questo monte è sotto il patronato di Dio".

Era grande, allora, suggestiva e rassicurante. Era la Croce dell'Argentario.

Progetto della Croce del '34

L'avevano sollecitata i Frati Passionisti di San Paolo della Croce, e gli abitanti dell'Argentario, che come tutti i comuni mortali avevano vari peccatucci da farsi perdonare, avevano aderito volentieri all'iniziativa con cospicui contributi.

Il 29 aprile, festa liturgica di S.Paolo della Croce, del 1934 la Croce fu inaugurata con cerimonia solenne. Era costata 27000 lire. Una lapide sul basamento metteva ben in chiaro il "placet" di Vittorio Emanuele III, re d'Italia, e di Benito Mussolini, duce.

Poi, come per ogni cosa, la gente fece l'abitudine a quella Croce. Non ci faceva più caso, ma sapeva che c'era e questo le bastava. A Pasquetta, se mai, una gita in famiglia sin lassù per per respirare "un po' d'aria bona" e godersi lo spettacolo sempre nuovo di Orbetello appiattito come una sogliola in mezzo alla laguna e i tomboli che correvano lontano, verso il continente.

Ma giunse la guerra e quella Croce fu di troppo.

Il 22 maggio del 1944, vari mesi dopo che Porto Santo Stefano era stato raso al suolo da bombardieri venuti dal mare, fu abbattuta, ritenendo che costituisse un prezioso riferimento visivo per aerei che eventualmente fossero sopraggiunti da dietro il monte.

Per gli abitanti dell'Argentario lo sgomento fu generale. Disastrati dalla guerra e senza Dio, il colmo della sventura.

Poi la guerra passò e i Frati Passionisti, per rimediare allo sgarbo fatto a Chi proprio non se lo meritava, sollecitarono la costruzione di una nuova Croce, nello stesso punto e sullo stesso basamento della precedente.

Gli indigeni dell'Argentario aderirono entusiasti.

La nuova Croce fu ultimata il 25 giugno del 1948. Uguale all'altra, solo un pochino più alta, 20 metri contro

La Croce del '48

i 19 della precedente. Costò circa un milione di lire.

Circa vent'anni dopo, nel 1966, il sindaco, pensando di interpretare il desiderio dei santostefanesi e interpretando sicuramente il suo in vista delle prossime elezioni, dotò la Croce di una illuminazione perenne al neon, di cui peraltro nessuno sentiva l'esigenza, affinchè anche i nottambuli  vedessero e credessero.

Era grande e bella, allora, la Croce dell'Argentario, solitaria sul monte, benediceva chi nel piano e sul mare viveva del suo onesto lavoro.

Ma in quegli anni un nuovo dio approdò all'Argentario: il Progresso.

Sulle orme di San Paolo della Croce salì sul monte e affascinato da quei luoghi, decise che quello era il posto ideale per impiantarvi un paio di ripetitori televisivi. Due antenne colossali furono erette in breve tempo su uno dei colli più alti dell'Argentario, accanto al Colonnino, a saziare la sete di televisione di moltitudini smarrite al di là del mare.

La Croce diventò subito più piccola, ma fortunatamente era lontana, dall'altra parte del promontorio. Sacro e profano convissero, ignorandosi.

Molti anni dopo il Progresso, che già conosceva la strada e la bellezza di quei luoghi, salì nuovamente sul monte per impiantarvi altre due enormi antenne, ripetitori per la telefonia mobile, questa volta, affinchè gli uomini potessero comunicare da una stanza all'altra di casa senza dover aprire la porta.

A differenza dell'altra volta però, le antenne furono erette proprio accanto alla Croce, a pochi metri di distanza.

La Croce diventò piccolissima, quasi scomparve. Il silenzio mistico dello stormir di  fronde che tanto aveva affascinato Paolo, cedette il posto al ronzio assordante dei trasformatori.

Uscendo da Orbetello e immettendosi sulla diga il monte appare adesso coronato da antenne, come un'astronave, e in mezzo a quelle, piccola piccola, la Croce dell'Argentario.

Chissà che penserà di tutto questo Dio, quello con la D maiuscola.

 

 

2008 - Capodomo - di Raul Cristoforetti